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Wine Blog: Trilogia di Zoe.

7/22/2017

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. Nasce nel cuore delle Colline Teramane ed ha tutto ciò che serve per vivere a lungo.
Al tempo dei Romani Ovidio scrisse, per portarcene memoria eterna, che da qui giungevano i vini per gli imperatori e la loro corte.
Il Montepulciano d’Abruzzo è un vino schietto ed intenso senza essere eccessivo e non c’è da preoccuparsi della sera estiva molto calda, in cui sappiamo di poterne godere. Stasera abbiamo il 2006, 2007,2008…e il 2006 affascina più degli altri tutta la tavolata.
Il percorso che fanno queste tre bottiglie, comincia con le uve del vitigno omonimo coltivate in regime biologico che, come deve essere, maturano tardivamente, nella seconda,terza decade di ottobre. Almeno 24 mesi di affinamento in botti di rovere da 22 hl e altri 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Li versiamo, li annusiamo e lasciamo loro il tempo di invitarci, quel poco che serve, come una donna che arriva e controlla se si piace prima di entrare…

Vaddinelli Zoe Docg 2006.
Colore rosso rubino intenso, questo è il calice più brillante. Giovinezza estrema gusto-olfattiva, il più raffinato e vivo. Lunghissimo e coerente al sorso.
Le note di frutta si uniscono a quelle più ferrose e sanguigne, sentore di acciuga salata e oliva in salamoia, la frutta fa da mantello e torna una mora non ancora matura e una ciliegia marasca. Liquirizia e menta compongono il piacevole lato balsamico, tipico per questi vini. Erbe aromatiche e tannino gentile come deve tipicamente essere, decisi ma che si lasciano percepire in modo morbido, senza aggredire la bocca mai. Freschezza e vivacità bilanciano una struttura raffinata in ogni tassello sensoriale.
Il 2006 è stata enologicamente parlando un’annata speciale qui in Abruzzo. Un vino PRECISO, come direbbe Gambelli !

Zoe Docg 2007
Tutti i vini di stasera sono Montepulciano d’Abruzzo in purezza (da disciplinare sarebbe consentito anche al 90%, con una parte di Sangiovese fino al 10 %).
Colore leggermente più carico ed intenso del precedente. Subito sembra il più pronto, bella complessità fruttata di ciliegie e duroni, ribes maturo,liquirizia e anche radice di liquirizia,di quelle che si masticano se si vuole smettere di fumare ( anche se non ho mai fumato). Speziato,ferroso,leggermente ammandorlato nel finale, bella persistenza. Questa delle tre bottiglie è la più immediata al primo impatto. Tannini leggermente più morbidi del 2006 che sorprende anche nell’evoluzione che offre nel calice…che vince su tutti.

Vaddinelli Zoe Docg 2008
Frutta già al naso molto più matura, soprattutto ciliegie, cioccolato amaro, spezie,carne. Tra tutti necessita di tempi più lunghi per venirci incontro. Coerente sensorialmente al palato, ma in una fase evolutiva transitoria rispetto alle altre annate in degustazione. Meno fresco nel finale meno balsamico. Un vino da assaggiare tra 6 mesi per capirne la fase evolutiva.
Questi tre vini sono profondi anche nel riportarci la visione d’annata e d’evoluzione. Si lasciano scoprire attraverso le metamorfosi nel calice, al di là del vitigno, nel tempo e nel territorio.

Apro una parentesi anagrafica perché troppo spesso si ricorre nel fraintendimento tra profani e meno profani. Il Montepulciano d’Abruzzo non è assolutamente il Nobile di Montepulciano, con cui spesso viene confuso e viceversa.
Entrambi vini rossi intensi e da invecchiamento (anche se di potenzialità differenti). Nel primo caso in Abruzzo, il vino prende il nome dal vitigno omonimo, che deve essere almeno il 90% (il saldo può essere fatto con Sangiovese), mentre in Toscana il vino prende il nome dalla città dove si produce ed è da base Sangiovese ( qui detto Prugnolo Gentile) almeno 70% e il rimanente altri autoctoni del luogo.
Torniamo sul 2006 che è la prima bottiglia a finire sul tavolo, il vino che assaggio va oltre la degustazione. Segna come sempre il momento, quando mi piace e non posso evitarne il paragone con questa sera estiva, intensa e fuori dalle convenzioni. Questa sera lunga come il 2006, eterogenea come le tre bottiglie, complesse come la trama che dispone la vita a certe persone, in cui a volte il momento sbagliato è quello più giusto. Le intensità strutturali, raffinate di certi vini che vanno oltre le stagioni e gli abbinamenti…come le persone.

Matrimoni enogastromici: per lo più ( o per i più )“cicciaroli” … ottimo con gli arrosticini e il piccione arrosto. Su suggerimento della mia amica Barbara R. vi consiglio il cinghiale ( anche vivo come dice lei …).
Formaggi: ottimo con pecorino a stagionatura media ( provato con il pecorino del lago di Bolsena che risulta troppo delicato, perfetto equilibrio invece con il media stagionatura di Amatrice) e lunga, noi abbiamo provato con la capra ma è una coppia molto alternativa e poco stabile. Il 2006 con il gorgonzola riesce a mantenere una persistenza sublime. Ottimo con il coniglio in umido di Monica B. in cui la presenza d’eccezione del pomodoro, contrastava la sua acidità, le morbidezze e il calore al sorso là dove sarebbero state eccessive per una sera di luglio.
Via libera a contorni di funghi, melanzane e hummus di ceci.


Articolo della nostra collaboratrice Monica Cinquini Wine and Rhum Blogger
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wine. Recensione: Migliarina 2009. Ottimo con l'agnello, ed il capretto !

4/2/2017

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Ecco a Voi il secondo articolo della Sommelier, degustatrice rum, wine and rum blogger, Monica Cinquini. Il suo è un prezioso contributo, che arricchisce le pagine del nostro sito. Buona lettura!

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Assaggio che è come un racconto di infanzia. Esuberante con tutto un se stesso inconsapevole, un vino da incarnare sulla base di un istinto. Cerco qui dentro la prima impressione che ha fatto. Leggo i consigli che Roberto Rondelli vi ha colto. Un vino che si è sovrapposto al sogno di un ragazzo sulla via del costante autoperfezionamento. Non serve  molta pazienza, ma deve respirare. Si comincia con frutta nera e matura, c’è una leggera ossidazione che si disperde veloce.

Il sorso è ancora  succoso e coerente con una nota piacevole di finale amarognolo.  Dimostra più anni di quelli che ha… nel corpo e nella mente. Esperienza e gioventù delle vigne e del vignaiolo.  Frutta di bosco ed un tocco di fiore, appare l’elicriso che ora so trovare.  Ematico, balsamico, mentolato, ed intrigante.
Un vino di introspezione e consapevolezza, da cercare tra terra ed età, nel senso più ampio di entrambi i termini. Tra annata ed “andata “.
Andare incontro al proprio destino e leggere poi che si è fatto davvero bene, in un vino che resta decisivo e ancora fascinoso. Minor freschezza rispetto ai 2011, 2012 e 2013. Persistente  anche in abbinamento con formaggio a latte crudo di capra, in cui rivela e tocca,tasti sensoriali alternativi. Me ne verso ancora ed escono fuori altri balsamici, ora si sposta sulla liquirizia. Ci avvolge il cuoio e la sua corrispondenza al palato, ma ormai è finita la bottiglia. Il tannino docile del rossese ci accompagna e mi sento privilegiata da un assaggio ormai irripetibile.
Per farmi guidare in abbinamenti liberi,da chi la carne la mangia eccome,sono con il compagno perfetto ! Spuntano capretto ed agnello alla griglia,in tempi non sospetti e il connubio vince su tutti gli altri. Io sottolineo il lato caseario : un tomino grigliato su letto di funghi porcini…e la deliziosa capra morbida e fresca a latte crudo, dalla consistenza fondente.
Cinquini Monica 

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Wine and Barbecue... Un vino di Terenzuola in abbinamento

3/6/2017

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Con questo articolo inauguriamo una nuova categoria del nostro blog. 
Addentrarsi nel mondo del barbecue a 360 gradi, vuol dire scivolare sotto pelle, nei meandri di un mondo affascinante e per nulla scontato. 
L'importanza dei corretti abbinamenti, nel rispetto di equilibri e sapori, è un altro tassello della giusta conoscenza, che passa dai profumi di un vigneto e dalle fragranze antiche dei luppoli. 
Qui di seguito la Sommelier e degustatrice wine e Rhum, nonchè wine blogger Monica Cinquini ci guida verso la scoperta di profumi e sapori. Raccontando, con amore e passionale coinvolgimento, uno splendido vino, ...ma lasciamo a Lei la parola.



​Oggi un vino di Terenzuola in abbinamento... ho scritto già molte volte ma dei suoi vini, con i nuovi assaggi e i ricordi, potrei scrivere libri.
Faccio solo qualche accenno (per esempio non so resistere a sottolineare il fatto che tutti i Fosso di Corsano degustati questo Gennaio, il 2015,2013,2011,2006,2004, sono dotati di una complessità, di una sapidità e di una freschezza strabilianti!!! E aggiungo solo per renderne sensorialmente la percezione, che sembrano spesso dei Riesling ...il 2004 poi è entusiasmante, da abbinare con primi piatti a base di formaggi saporiti e grassi, pesci succulenti e grassi che si fanno trascinare dalla freschezzae sapidità).
Vi racconterò quindi solo del Permano Rosso 2013 che poi andremo ad abbinare. Primo anno di produzione, destinato ad essere il top d'azienda per i rossi, così come la versione bianca (in degustazione c'è il 2015).
Nasce dai cloni più spargoli di Canaiolo e Massaretta in prevalenza, cui si mescolano altri gregari, in percentuale molto minore e tutti autoctoni del territorio, rari, poco noti, o dimenticati (il Foglia Tonda, alcuni biotipi di Malvasie, il Varano, ecc).
La Vendemmia viene fatta tardiva, in un solo unico giorno, come una volta, con una selezione attenta dei grappoli in vigna e una ulteriore cernita all'arrivo in cantina.
Si fa la "pigiadiraspatura" e successivamente le varietà fermentano tutte insieme. La vinificazione avviene in cemento, questa volta ha avuto una durata di tre mesi, con la tecnica Piemontesina, o a cappello sommerso. Si gioca con i tannini di buccia e le caratteristiche varietali di questi autoctoni.
Apro una parentesi per sottolineare la natura dei suoli che sono di due tipi sulla collina di Fosdinovo, con un'ossatura rocciosa che in parte appartiene ad una unità tettonica composta da argilla scura e arenaria con lava e tufo, in parte è Flysch composto da diversi tipi di calcare. La Piana di Caniparola ha nella parte superiore un conglomerato alluvionale a strati orizzontali, strati di di marna argillosa e una parte di arenaria carbonosa . "Più in profondità la roccia stessa diventa leggermente bitumosa, e racchiude al suo interno vari strati di lignite di varia grossezza" (cit ).
La lignite si sente e affascina...chiudo la parentesi.
Dunque, torno a dove eravamo rimasti come una ricetta delle meraviglie. Le bucce in questi tre mesi restano in infusione e si assaggia dall'alto, con attenzione a che restino sommerse, fino a che non si sente il sapore amaro. Ivan dice che " è una cosa bellissima vederle assottigliare fino a prendere le sembianze di petali di rosa ", ed è un piccolo romanzo così come lo racconta.
Dopo la svinatura riposa due anni in cemento. Va in bottiglia con cartuccia larga. L'Assaggio Naso mantecato ed estremamente fine, le morbidezze del Canaiolo avvolgono con frutta ed erbe aromatiche, la mineralità dei suoli risalta. Assolutamente coerente in bocca, ritrovo more di rovo e ciliegie marasche. Ha un corpo bellissimo, con sapidità e tannini fini, perfettamente integrati, ma vivi. Freschezze e morbidezze da giocarci come in un bacio. Attendo curiosa la prova del tempo con tutto il buono che oggi si lascia intravedere. Torno con il naso e con la bocca al mio prediletto ( per ora ), La Merla della Miniera 2011, splendido ( perchè per me il vino è maschio e la vite è femmina). Oggi in degustazione ci sono 2006,2009,2011,2014 ... e lascio che sia . In mezzo al vino oggi sono in vacanza .


cinquinimonica.wordpress.com


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