foto tratta dal sito scattidigusto.it
L’Italia è un paese in cui si mangia e si beve bene. È innegabile. Amiamo il cibo, – come testimonia questo blog – disponiamo di materie prime eccezionali e ci nutriamo, letteralmente, di una tradizione enogastronomica invidiata in tutto il mondo. In questo articolo parleremo di un mondo ancora poco conosciuto, che si sta affermando nel nostro Paese: la birra artigianale.
Partiamo da un dato di fatto: noi italiani beviamo mediamente molta meno birra rispetto ad altri Paesi europei. Alcuni numeri: mediamente consumiamo 31 litri pro capite/all’anno di birra, molti meno rispetto ai 106 litri pro capite della Germania, agli 80 dell’Irlanda e ai 71 del Belgio (fonte: www.brewersofeurope.org).
Senza scervellarci troppo, la causa è da individuare nelle nostre radici, nelle nostre tradizioni: siamo la terra del vino (i nostri cugini francesi consumano esattamente 31 litri all’anno come noi: un caso?!). Questo non significa che non ci piace la birra ma, semplicemente, che forse ancora non la conosciamo in tutte le sue varianti.
Fino a qualche anno fa il concetto di birra si limitava alla classica lager industriale: una bevanda fresca, leggera, rassicurante. Rassicurante perché standard: stabile nel tempo, senza variazioni di aroma, di gusto, di livelli di CO2. Sempre quella, senza sorprese, nel bene e nel male. Per completezza è giusto precisare che c’erano anche delle varianti, ad esempio la “rossa” e la “scura” che ordinava chi aveva voglia di bere qualcosa di diverso. Ma la sostanza non era molto diversa.
Oggi non è più così. L’offerta si sta differenziando ed è facile trovare le birre artigianali tra le spine dei pub e sugli scaffali dei supermercati. Questi sono gli effetti di un cambiamento che ha origine da quella che viene definita la rivoluzione craft (artigianale): un movimento mondiale di produttori, appassionati e homebrewer che promuovono il consumo di birra artigianale.
“Una moda?”
La domanda è legittima, ma i dati sembrano indicare qualcosa di diverso: i birrifici artigianali in Italia aumentano (ad oggi sono più di 600, fonte: www.microbirrifici.org) e cresce anche il numero degli appassionati come testimonia il +42% registrato dal Beer Attraction di Rimini quest’anno, rispetto agli ingressi dell’edizione precedente (fonte: www.beerattraction.it).
La vera domanda a questo punto è:“Perché bere artigianale?”
In primo luogo, per rispondere a questa domanda, è importante conoscere un aspetto tecnico: i birrifici artigianali non pastorizzano e non microfiltrano la birra. Di conseguenza, quella che ci viene servita, è una birra fresca, prodotta da poco tempo, che porta nel bicchiere tutti gli aromi e profumi degli ingredienti con cui è stata preparata.
Oltre a questo, uno dei punti di forza dell’artigianale è la varietà: il mondo craft è ricco di ricette della tradizione, ma anche di rivisitazioni, di creazioni e di innovazioni. A seconda del luogo in cui siamo, della stagione e dell’estro dei birrai, possiamo trovarci di fronte a birre di frumento (es. weissbier), a birre stagionali dall’aroma speziato (es. saison), a birre ricche di aromi e profumi (es. ipa), a birre corpose (es. stout), a birre italianissime come le italian grape ale, a birre salate (es. gose) e molte, molte altre ancora.
E poi, oltre al piacere per il palato, se si è curiosi, assaggiarle significa avere la possibilità di conoscere il territorio in cui sono nate, le materie prime con cui sono prodotte, la storia che ha dato origine ad uno stile e molto altro. Tutto questo si traduce in una parola: cultura.
Infine, non meno importante, è da considerare il fatto che consumare birra artigianale significa supportare economicamente degli artigiani e con loro tutta una rete di produttori e di fornitori (spesso locali) che gravitano intorno a questo mondo.
In conclusione, è onesto dire che questo articolo è stato scritto con il malcelato obiettivo di incuriosirvi, perché iniziare a bere birra artigianale è come entrare in un nuovo mondo, diverso da quanto bevuto prima. E visto che birra e barbecue stanno bene insieme, nei prossimi articoli scriverò delle recensioni con le caratteristiche dei vari stili, per stimolarvi a provarle e a far nascere nuovi abbinamenti con le vostre preparazioni.
E allora buon appetito e salute a tutti!
Gianluca Agnello, homebrewer e appassionato di birra artigianale
Partiamo da un dato di fatto: noi italiani beviamo mediamente molta meno birra rispetto ad altri Paesi europei. Alcuni numeri: mediamente consumiamo 31 litri pro capite/all’anno di birra, molti meno rispetto ai 106 litri pro capite della Germania, agli 80 dell’Irlanda e ai 71 del Belgio (fonte: www.brewersofeurope.org).
Senza scervellarci troppo, la causa è da individuare nelle nostre radici, nelle nostre tradizioni: siamo la terra del vino (i nostri cugini francesi consumano esattamente 31 litri all’anno come noi: un caso?!). Questo non significa che non ci piace la birra ma, semplicemente, che forse ancora non la conosciamo in tutte le sue varianti.
Fino a qualche anno fa il concetto di birra si limitava alla classica lager industriale: una bevanda fresca, leggera, rassicurante. Rassicurante perché standard: stabile nel tempo, senza variazioni di aroma, di gusto, di livelli di CO2. Sempre quella, senza sorprese, nel bene e nel male. Per completezza è giusto precisare che c’erano anche delle varianti, ad esempio la “rossa” e la “scura” che ordinava chi aveva voglia di bere qualcosa di diverso. Ma la sostanza non era molto diversa.
Oggi non è più così. L’offerta si sta differenziando ed è facile trovare le birre artigianali tra le spine dei pub e sugli scaffali dei supermercati. Questi sono gli effetti di un cambiamento che ha origine da quella che viene definita la rivoluzione craft (artigianale): un movimento mondiale di produttori, appassionati e homebrewer che promuovono il consumo di birra artigianale.
“Una moda?”
La domanda è legittima, ma i dati sembrano indicare qualcosa di diverso: i birrifici artigianali in Italia aumentano (ad oggi sono più di 600, fonte: www.microbirrifici.org) e cresce anche il numero degli appassionati come testimonia il +42% registrato dal Beer Attraction di Rimini quest’anno, rispetto agli ingressi dell’edizione precedente (fonte: www.beerattraction.it).
La vera domanda a questo punto è:“Perché bere artigianale?”
In primo luogo, per rispondere a questa domanda, è importante conoscere un aspetto tecnico: i birrifici artigianali non pastorizzano e non microfiltrano la birra. Di conseguenza, quella che ci viene servita, è una birra fresca, prodotta da poco tempo, che porta nel bicchiere tutti gli aromi e profumi degli ingredienti con cui è stata preparata.
Oltre a questo, uno dei punti di forza dell’artigianale è la varietà: il mondo craft è ricco di ricette della tradizione, ma anche di rivisitazioni, di creazioni e di innovazioni. A seconda del luogo in cui siamo, della stagione e dell’estro dei birrai, possiamo trovarci di fronte a birre di frumento (es. weissbier), a birre stagionali dall’aroma speziato (es. saison), a birre ricche di aromi e profumi (es. ipa), a birre corpose (es. stout), a birre italianissime come le italian grape ale, a birre salate (es. gose) e molte, molte altre ancora.
E poi, oltre al piacere per il palato, se si è curiosi, assaggiarle significa avere la possibilità di conoscere il territorio in cui sono nate, le materie prime con cui sono prodotte, la storia che ha dato origine ad uno stile e molto altro. Tutto questo si traduce in una parola: cultura.
Infine, non meno importante, è da considerare il fatto che consumare birra artigianale significa supportare economicamente degli artigiani e con loro tutta una rete di produttori e di fornitori (spesso locali) che gravitano intorno a questo mondo.
In conclusione, è onesto dire che questo articolo è stato scritto con il malcelato obiettivo di incuriosirvi, perché iniziare a bere birra artigianale è come entrare in un nuovo mondo, diverso da quanto bevuto prima. E visto che birra e barbecue stanno bene insieme, nei prossimi articoli scriverò delle recensioni con le caratteristiche dei vari stili, per stimolarvi a provarle e a far nascere nuovi abbinamenti con le vostre preparazioni.
E allora buon appetito e salute a tutti!
Gianluca Agnello, homebrewer e appassionato di birra artigianale